messaggio della superiora generale per il ventennale della canonizzazione


           10 giugno 2021- ventennale della canonizzazione di Sant'Agostino Roscelli
 

Carissimi/e

siamo grate che il Signore ha voluto benedirci anche con la gioia della canonizzazione del nostro caro Fondatore ed oggi celebriamo con emozione i vent'anni da quell'evento agognato ed inatteso insieme.

Agognato perché molto è stato il lavoro per arrivare al termine del processo di canonizzazione, inatteso perché è caduto ad appena sei anni dalla sua beatificazione: ma Dio ha le sue vie e ci riserva molte sorprese.

Perché ricordare questa data? Per avere una buona occasione di parlare di Lui, di Sant'Agostino Roscelli e del cammino che ha tracciato. L'inno dell'Istituto, che ha visto la luce in occasione delle celebrazioni del centenario dell'Istituto, indicava un solco. È bella questa immagine perché nel solco si possono seminare tanti semi che sono promesse di vita nuova. Vorrei proporvene una.

C'è un aspetto testimoniato da Sant'Agostino Roscelli che si offre come punto di partenza valido sempre. Si potrebbe riassumere in una parola: fragilità. Fragile era la sua costituzione che, alla nascita, ha costretto i parenti ad un veloce battesimo.

Fragile la sua posizione economica, la sua istruzione, il lignaggio del suo parentado. Fragile, questo attributo ha accompagnato tutta la sua vita, sia come sacerdote che come Fondatore.

La fragilità è una realtà che tocca tutte noi e non mi riferisco alla pandemia ma alla nostra concreta esistenza.

Più gli anni passano più ci risulta difficile coprire le nostre fragilità. Che fare allora?

Guardando a Sant'Agostino Roscelli, il fragile Santo dei fragili, scopriamo che il segreto della sua riuscita è l'aver accettato da subito di essere fragile : si è piegato a studiare col Parroco, a lavorare per poter pagarsi la vita da seminarista, a ricevere gli ordini sacri a tarda età {specie per quel tempo). Lascio a voi di continuare con altri riferimenti biografici per tornare al punto che ci interessa : accettare la fragilità che è in noi. Riconoscerci ed accettare che siamo persone fragili, forse anche ferite per cui fortemente vulnerabili, cambia totalmente la nostra prospettiva esistenziale.

La fragilità non è una colpa da nascondere ma lo spaz io di Dio. Lì dove il nostro io trema si fa spazio Dio.


Nel terreno duro non cresce nulla, nelle crepe sì: Nelle crepe della nostra fragilità riconosciuta, Dio


irrompe.

Accogliamo la fragilità personale come un dono. San Paolo direbbe un pungolo, una spina che è stata per lui così come per tutti quelli che l'hanno riconosciuta ed accettata una GRAZIA. Pensate alla fragilità della giovane di Nazareth, del fulvo Davide, di Isacco cieco, dello schiavo Giuseppe, dei grembi sterili di Sara, di Elisabetta, di Ester donna e sola, continuate voi a farvi degli esempi anche più vicini: di san Giovanni XXIII eletto anziano per permettere una transizione, di santa Bernardette Soubirous, dell'inquieto Sant'Agostino di lppona, di Pietro primo papa.

Riconoscere la nostra fragilità ci permette di guardarci con verità e di focalizzare i nostri errori, i nostri lati meno nobili, di chiamarli per nome, di chiedere scusa, di dare e ricevere il perdono: di costruire quel mondo nuovo iniziato dal nostro Sposo.

Riconoscere la nostra fragilità è un'ottima medicina per purificare i nostri giudizi sul prossimo. Ricordate Cristo con l'adultera?

Sant'Agostìno Roscelli ha speso nel confessionale ore ed ore, direi buona parte della sua esistenza, a medicare fragilità, a portare luce e grazia nelle fragilità. Ha saputo anche accoglierle e valorizzarle. Sant'Agostino Roscelli ha creduto nella fragilità di alcune giovani donne. Il nostro Istituto è nato all'insegna della fragilità ... della povertà.

Il campo di azione, ossia la missione,che Sant'Agostino Roseelii ci ha indicato va verso i fragili.

Vale la pena rileggere la missione che ognuna di noi sta svolgendo e quella in cui è impegnata tutta la comunità e l'Istituto come servizio alla fragilità.

"Non sono i sani che hanno bisogno ..."

Il considerare le Consorelle come persone fragili cambia anche l'influenza che inevitabilmente ognuna di noi apporta alla comunità. Accogliere e curare ... l'icona dell'uomo che soccorre e carica il ferito sul suo giumento e lo protegge ci sprona a fare altrettanto intorno a noi e nelle nostre comunità.

Comunità di persone fragili che fioriranno se accetteranno di riconoscersi come tali e se cercheranno di costruire insieme il miracolo della comunione che lega insieme persone fragili e ferite.

Ognuna di noi desidera essere perfetta, e lo è, se accetta e riconosce, nel suo essere immagine di Dio, quell'impasto di terra che tutte ci accomuna e che ci fa stare, fragili, nell'umiltà, l'unica via sicura per servire Dio, le Consorelle ed i fratelli tutti.

La realtà della fragilità, che uno sguardo sincero riconosce, è più importante dell'idea dì perfezione perseguita rifiutandosi dì riconoscersi fragili e costringendo se stessi ad una vita di difesa e di accusa.

La fragilità ci rende sorelle senza se e senza ma, sorelle fragili che seguono uno Sposo che è sceso tra noi nella fragilità di un infante, che resta tra noi nel fragile frammento eucaristico. La fragilità abbracciata da Cristo è la strada che Roscelli ci ha indicato perché possiamo passare facendo del bene a tutti.

Auguri per questa ricorrenza e per vivere unite nella fragilità che apre alla santità, alla realtà e alla missione.

Sr. M. Rosangela Sala